Crisi economica


Pensieri sulla crisi economica.


È evidente che siamo di fronte a due problemi economici causati dall’epidemia, uno di breve e uno di lungo periodo. Mi limito a scambiare qualche idea sui problemi immediati, anche se quelli di più lungo periodo sono comunque legati a quelli di breve.
Con mezza (forse più) Italia bloccata è evidente che il problema immediato e non rimandabile è quello della liquidità, cioè di soldi in mano a famiglie e aziende per sopravvivere. Da dove si possono prendere questi soldi, visto che le vie “normali” (lavoro e produzione) non sono sufficienti?

Ci sono due modi: si chiedono in prestito o si stampano.

Chiedere in prestito

1)    In periodo normali i prestiti uno stato li chiede al mercato, cioè a chi ha soldi liquidi e che vuole investire, in cambio del pagamento di interessi e promessa di restituzione. È una via percorribile? Nell’Europa dell’euro esistono vincoli stretti alla possibilità di indebitamento dei paesi aderenti, questi vincoli sono stati attualmente sospesi, ma pronti a rientrare in vigore. Il che vuol dire una veloce, dolorosa e costosissima (economicamente e socialmente) politica di rientro nei parametri dei vincoli.

2)    In Europa c’è anche la possibilità, in momenti eccezionali, per un paese di ricorrere a un fondo di salvaguardia, il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità detto anche “salva stati”), sono soldi freschi e immediati per affrontare i problemi eccezionali che un paese sta passando. Il problema è che questi fondi, oltre a essere restituiti, sono legati a condizionalità di politica economica che il paese ricevente deve obbligatoriamente accettare, di fatto si tratta di delegare la politica economica del paese alle decisioni dei “prestatori” (Commissione europea, Banca Centrale Europea (BCE) e, se interviene, anche il Fondo monetario Internazionale). È l’esperienza della Grecia la cui economia è stata guidata da queste organizzazioni con effetti devastanti che hanno addirittura portato a chiedere, ex-post, scusa a quel paese. La richiesta al MES (organismo tecnico) è stata quella, in questo caso essendo la crisi globale, di rinunciare all’imposizione delle condizionalità, ma la cosa è stata assolutamente esclusa!

3)    In periodi in cui ci sono difficoltà di liquidità del sistema bancario, la BCE può decidere di fare acquisti di titoli di debito pubblico dalle banche europee (che detengono ampia quota del debito degli stati europei). È un intervento che è stato fatto in passato e che continua attualmente, ma il fine non è quello di finanziare gli stati (la BCE non può comperare debito direttamente dagli stati), ma di finanziare le banche con l’idea che, se le banche hanno liquidità, possono prestare e quindi finanziare investimenti e crescita. È evidente che questo meccanismo in tempo di crisi non funziona. Nessuno investe quando non si può produrre e quando la gente non ha reddito per comperare; per le imprese e le famiglie chiedere soldi (ammesso che li ricevano) solo per mantenersi in vita senza poter produrre vuol dire fallire! D’altro canto, le banche non darebbero soldi a chi non dà garanzie di restituzione. Va aggiunto che gli acquisti vengono fatti in proporzione di tutti di titoli di tutti gli stati, non solo di quelli in difficoltà.

In conclusione, in periodo di crisi eccezionale il ricorso al credito condiziona pesantemente in negativo la vita futura di un paese e la sua ripresa.


Stampare soldi.

Nell’area dell’euro l’unico ente che può stampare soldi è la BCE ma, come abbiamo visto, non li può stampare per darli agli stati, ma solo al sistema bancario. Cioè la BCE non è una banca centrale, ma una banca delle banche, l’euro è nato così, difettoso in partenza. L’unico obiettivo di politica economica della BCE è istituzionalmente solo il controllo dell’inflazione. L’area euro vive questo limite rispetto tutti gli altri paesi del mondo. Il perché sia stata fatta una stupidaggine simile è tutto politico e sinteticamente dovuto alla mancanza di fiducia politica fra i vari stati, diventata insormontabile dopo l’ingresso, caldeggiato dalla Germania, di molti paesi dell’Est.

C’è un’altra possibilità, quella che la BCE emetta dei titoli di credito europei (gli Eurobond) e distribuisca il ricavato ai paesi euro. Sulla carta sarebbe la soluzione ideale, i bond di questo tipo andrebbero a ruba, con tassi molto bassi, interessi e eventuali restituzioni pagabili con emissione di euro e quindi assolutamente non onerosi. Con questi fondi (potrebbero essere migliaia di miliardi) si potrebbero affrontare immediatamente i problemi economici di tutti i paesi colpiti dalla crisi. Siccome tutti i paesi euro sono colpiti (crisi simmetrica) sulla carta tutti dovrebbero essere favorevoli a questi bond che potrebbero temporaneamente sostituire la impossibilità della BCE di finanziare direttamente con emissione di moneta gli stati.

Perché c’è una spaccatura in Europa (Germania e satelliti sono ferocemente contrari) sull’adottare questo strumento? Provo a elencarne i motivi:

a)    La Germania e l’Olanda hanno interessi negativi sui loro debiti, cioè possono indebitarsi e ricevere interessi da chi gli presta i soldi, non hanno nessun interesse a ricorrere a Eurobond.

b)    La presenza di debiti sovrani legati ai singoli paesi permette di speculare sulle oscillazioni degli spread, cosa impossibile da fare sugli Eurobond che sostituirebbero l’indebitamento dei singoli stati. L’unica agenzia finanziaria alla quale è permessa la speculazione sui titoli di stato dei paesi euro è a Francoforte e il proprietario è la Borsa tedesca (statale). È un giro di affari enormi che passa a Francoforte e che crollerebbe con gli Eurobond.

c)    Infine, ma più importante, hanno l’idea che la crisi economica e sociale colpisca più ferocemente Italia, Spagna e Francia. Costringendo questi paesi a indebitarsi e poi fare politiche economiche “alla greca” darebbe loro la possibilità di “comprarsi per pochi euro” risorse e ricchezza di questi paesi come hanno fatto con la Grecia. Insomma, il sogno del terzo Reich realizzato senza carrarmati e con tante vittime ma non tedeschi!

d)    La presenza di un elevato volume di Eurobond sarebbe un grosso vincolo alla permanenza dell’area euro. Ho l’impressione che la Germania preferisca tenersi aperta la possibilità di un crollo o uscita dall’euro nel caso che le cose non vadano nel senso giusto per loro.


Vedremo come andrà a finire, non lo so, ma sono convinto che le cose non saranno più come prima, molto cambierà.