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Diritti individuali e diritti collettivi

08/09/2021

 Al di là delle demenziali posizioni negazioniste e no-vax, credo che la posizione di eminenti intellettuali contro il Green Pass nasconda un problema ben più grosso: il rapporto fra diritti individuali e diritti collettivi.

Sui diritti individuali la società, principalmente nel mondo occidentale, è andata molto avanti: nella teoria, nella politica, nella prassi e nelle coscienze. Ho però l'impressione che, grazie all'ambiente culturale liberista, sia andata troppo avanti. Il troppo sta nell'aver trascurato (volontariamente?) i diritti collettivi.

E pensare che l'uomo da solo non è nulla, meno di un animale, l'uomo è uomo in quanto essere sociale, nella indispensabilità di un rapporto con i suoi simili. Ogni rapporto durevole fra gli esseri umani necessita di coesione sociale e la coesione ha bisogno di regole (regolamentazione dei diritti individuali) per esistere. 

Credo che nel mondo occidentale si sia persa l'importanza di questa necessità, anzi che tenda a negarla alla luce di automatismi che renderebbero garanzia dei diritti della collettività l'attività di raggiungimento del benessere individuale attraverso la competizione.

È vero che a nome di interessi (diritti) collettivi si sono perpetrati misfatti enormi (ogni dittature personale o di casta tende ad imporre i suoi “diritti personali nel nome di “diritti collettivi”), ma ora mi sembra che i misfatti vengano perpetrati in nome degli interessi (diritti) individuali.

La storia della difesa dei diritti personali è lastricata di vittime e lotte millenarie, tanto che, nel momento in cui l'ambiente politico ed economico ne ha favorito, in occidente, la trasformazione da diritti personali a "diritti naturali", la definizione e individuazione di tali diritti è stata abbastanza facile e con decisi tentativi di allargamento su temi etici molto delicati (pena di morte, mercificazione del sesso, ergastolo, aborto, utero in affitto, cambio di genere, famiglie allargate, eutanasia, ecc.) che, seppure ancora controversi, sono entrati della discussione politica e pubblica.

Per i diritti collettivi mi sembra che sia stato fatto il percorso opposto: per un  lungo periodo hanno prevalso i diritti collettivi che, anche se molto spesso (quasi sempre) coincidevano con gli interessi delle classi dominanti, erano comunque oggetto di conflitto e ricerca di affermazione di altri (alternativi) interessi collettivi. Per Marx questo era talmente evidente che assolutizzò il concetto, dichiarando la storia come storia dei conflitti di classe (cioè conflitti sulla definizione dei diritti collettivi).

Oggi in occidente mi sembra che questo non esista praticamente più, a parte le spinte delle lobby, che però non sono altro che collettivizzazione di specifici "diritti" (privilegi o interessi) personali; si è anche perso il concetto della possibilità di esistenza di principi collettivi fondamentali di una società. In questo sono coinvolti tutti, destra e sinistra, sindacati e Confindustria, partiti e istituzioni pubbliche, intellettuali e discussioni "social popolari".

Ancora peggio: l'Occidente tende a esportare in tutto il mondo questa visione della società, disprezzando e minacciando quei sistemi e quei popoli che non li accettano supinamente, il che, spesso, porta questi popoli a identificare i diritti individuali di per sé come strumento, grimaldello per instaurare un dominio e la dipendenza (il che non è molto distante dalla realtà!) e quindi rifiutarli in toto e per principio.